FANO: 25 APRILE 2013
Quest'anno il campionato italiano di moto d'acqua ha dato non poche preoccupazioni a mio marito. Il bello, ma allo stesso tempo il brutto dei campionati è che ogni anno spiccano le moto con maggiori prestazioni, quelle che danno maggior affidabilità ma soprattutto quelle più veloci. Le regine ormai da un paio d'anni sono le Kawasaki 300. Una bella moto dal punto di vista estetico e un buon compromesso tra velocità ed affidabilità se hanno una continua e costante manutenzione. Non vi nascondo che costano una follia, a mio parere, soprattutto nei consumi di benzina, considerando i prezzi che il mercato ci offre. I pochi privilegiati che acquistano queste moto sanno già che avranno buone possibilità di essere protagonisti di rilievo del campionato Italiano. Mi chiederete cosa ci sia di brutto in questo? Niente di particolare, anzi forse l'aggettivo brutto non è nemmeno il più appropriato, ma questo è quello che ho visto a questa prima gara di campionato: una gara monomarca su 16 iscriti 13 piloti avevano i kawasaki 300.
Per curiosità sono andata a controllare gli iscritti negli anni passati; risultato:
35 iscritti nel 2012.
38 iscritti nel 2011
46 iscritti nel 2010
63 iscritti nel 2009
85 iscritti nel 2008
Impressionante!!!
Vi spiego come siamo arrivati a questo punto. Il campionato si divideva in varie categorie: Amatori, master, stock e superstock. E' semplice da capire (se ci sono arrivata io): gli amatori sono piloti alla loro prima esperienza in campionato; nella categoria Master si possono iscrivere i piloti che hanno più di 45 anni; nella stock ci sono moto che gareggiano, così come sono uscite dal concessionario mentre, nella Super stock, ci sono moto che sono state preparate e con ovviamente maggiori prestazioni.
Nonostante la crisi economica che tutti conosciamo questo sport di lusso manteneva i suoi appassionati e i suoi sportivi che si allenavano ogni domenica per creare fiato e la dovuta muscolatura per tenere sotto controllo questi bolidi.
Questo il ragionamento, più che logico, che ha portato molti piloti a rinunciare a priori al campionato.
Alla fine è arrivato quarto perché, come ormai ho capito, più potenza hai, più ci metti le mani, più possibilità hai di rompere e quindi di perdere punti. Si ma si può gareggiare così??? sperando che gli altri rompano??? I suoi occhi erano non dico depressi ma sicuramente spenti.
Ma Juri aveva già previsto tutto, 2 manche da 20 e 30 minuti non l'avrebbero soddisfatto, soprattutto con quelle premesse; così il giorno dopo...
26 Aprile 2013
L'endurance l'aveva deluso ma a questo era preparato. Nelle settimane precedenti, aveva più volte considerato il fatto di non partecipare, come avevano deciso di fare il resto del suo Team, ma a me quest'idea non andava molto e così ho spinto perché partecipasse almeno alla prima tappa. Pessima idea, come il mare, anche mio marito sembrava privo di energie. Però non avevo considerato che lui ha sempre molte risorse e un ottimo piano B sempre pronto.
Dimenticavo la ciliegina sulla torta della Fim e chiedo scusa se sembro polemica ma mi ha dato proprio fastidio: Tutti i piloti erano OBBLIGATI ad indossare la casacca bianca della FIM con i loro Sponsor che, nemmeno a farlo apposta, sono competitor di mio marito. Ora, capisco che non hanno fondi, ma mettere l'obbligo mi sembra assurdo. Ovviamente mio marito, per nulla polemico, è stato l'unico che ha pagato i 50 euro di "multa" e ha corso con la sua pettorina rossa e i suoi Sponsor. Un Grande!!!
Beh, tornando al suo piano B. Ha portato un'altra moto a Fano, una moto che lui ha sempre adorato, un Blaster 800.
Non è bellissima, è piccola e molto agile, tutto un'altro mondo rispetto alle nuove moto, ma sempre con il suo fascino. Il suo piano era "un tour de force". Fare l'endurance da 40 minuti scendere dal Kawa e salire sul Blaster per fare circuito nella F3, categoria amatori visto che non aveva mai fatto circuito, fare le due manche e in più fare la coppa super campione.Mirco, un ragazzo che ha sempre aiutato il team KJT in campo gara, non smetteva di ripetere "è pazzo", "ma come fà", "non può" e poi, dopo il primo giro di prova del circuito, tornano da me ridendo, con quel sorrisetto che hanno i bambini cattivi quando si accingono a fare una bravata.
Mi dice:" ho rotto i supporti del motore" e rivolgendosi a Mirco "andiamo a prendere cinghie, fascette e nastro americano" (quello nero per intenderci).
La scena: Il Blaster sopra il carrello in mare, con mezzi bulloni ancora da stringere, Mirco che teneva il kawasaki e Juri a riva pronto a correre sulla sua moto e a partire.
Durante quell'ultima manche molti hanno rotto e sono stati costretti al ritiro e le classifiche del giorno prima hanno subito molti cambiamenti. Ma a noi questo non importava, io e Mirco continuavamo a guardare Juri e il Blaster e in silenzio ascoltavamo il presentatore della manifestazione richiamare la categoria F3 del circuito in posizione pronti per partire.
Bandiera a scacchi, la gara era finita ma non per mio marito. Ha lasciato la moto a Mirco, è corso al Blaster l'ha chiuso e si è messo in posizione. Pochi minuti dopo, la partenza. Ero un pò preoccupata, mi aveva sempre detto che non faceva circuito perché lo vedeva troppo pericoloso ed ora stava facendo una gara stanco da 40 minuti di endurance e con una moto legata con fascette e nastro americano.
La gara dopo 20 minuti era finita e lo sguardo soddisfatto di mio marito era l'unica cosa che avevo desiderato. "Mi sono divertito tantissimo!!"
Durante la manche successiva, all'ultimo giro, la moto ha ceduto. Non le fascette però, non sò cosa di preciso, ma ha dovuto ritirarsi. Non ha potuto portare a termine il suo piano, e non so se potrà ripresentarsi un'altra occasione, ma sono sicura che ci sarebbe riuscito. Forse continuerà con il circuito o forse si inventerà qualcos'altro ma sono sicura che ora ha tutti gli elementi per individuare, nel suo mondo, l'emozione che deve cercare.
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